1979, un uomo di nome Lucio sta fumando una sigaretta seduto su una panchina al Check Point Charlie, di fronte al Muro, e inizia a immaginare una storia d’amore tra Berlino Est e Berlino Ovest.
Da questa visione nasce una canzone, il suo titolo è Futura.
E questo bellissimo pezzo è stato forse il preludio infantile della mia esperienza berlinese, un vero e proprio imprinting di passione urbana.
È un mio limite, ma una recensione convenzionale su Berlino non riesco proprio a farla.
Potrei coprire di parole una foto dopo l’altra e descriverne i dettagli più minuziosi, ma non renderebbe giustizia a ciò che mi ha lasciato dentro ogni volta che ho respirato la sua anima.
Potrei invece fare l’opposto, prendere le immagini, spogliarle dalle descrizioni e ricoprirle solo con le emozioni: sarebbe una cronaca fatta di infinite esclamazioni di stupore.
Che colori inaspettati, che personalità, che riscatto prepotente e legittimo, che energia, che odori, che sapori, che musica, che birra, che passato, che dolore, che mescolanza culturale, che semafori, che gentilezza, che u-bahn, che volk, che look, che luce alle 10 di sera!
Non ricordo nemmeno più come immaginavo questa città quando ancora non l’avevo vissuta.
Per quanto potente potesse essere nella mia fantasia, la realtà ha vinto a mani basse.
Che nostalgia. E che voglia di tornarci ancora…
“Chissà, chissà, domani”.
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