La prima volta che vidi il Marocco

Confesso che per il mio primo viaggio in Marocco scelsi Avventure nel Mondo: ero inesperta e soprattutto tra i miei amici nessuno voleva accompagnarmi (parliamo di quasi 30 anni fa ormai!).

Furono due settimane on the road, alla scoperta dei mille volti di questo affascinante paese. Era estate. Grazie a guide locali (indispensabili!) scoprimmo le città imperiali e i misteri dei loro suq. Rimasi colpita dai paesaggi: sì, perchè in Marocco puoi trovare paesaggi di montagna, lungo la catena dell’Atlante, con paesini che assomigliano a certe località in Svizzera, ma anche la macchia mediterranea e il deserto, spettacolare set cinematografico di ben noti film dal Gladiatore e tanti altri ancora prima.

Il Marocco è tutto: mare oceanico famoso per i surfisti e l’aria freak di Essaouira; mare Mediterraneo al Nord, con lunghe spiagge di sabbia che si spingono dall’Algeria allo stretto di Gibilterra; deserto. Una delle esperienze più entusiasmanti fu proprio in questo ambiente: lontano dallo smog e dalle luci, le stelle cadenti non si vedono solo la notte di San Lorenzo e si può dormire in un campo di tende nel mezzo del vero e proprio nulla.

Io penso e dico sempre che il Marocco o si odia o si ama: non ci sono vie di mezzo!

Appena atterri, senti l’energia che arriva dalla terra, ma soprattutto dalle persone: il clima è asciutto, gradevole anche quando di inverno può fare più fresco; i marocchini sono un popolo generoso, accogliente, semplice, fiero delle sue tradizioni.

Ma quello che non può non colpirti sono gli odori, o meglio i profumi, soprattutto nelle città, nelle quali entrare nei mercati locali, i suq, è un’esperienza a volte quasi mistica: le spezie esposte sui banchi in tutti i loro colori e sapori, la frutta secca, i carretti che passano con la frutta e la verdura possibilmente trainati da un asino, i motorini che ti sfrecciano radenti, …

Per non parlare invece dell’odore della pelle nelle famose concerie di Fes, città imperiale bellissima a nord: non è proprio un’esperienza gradevole, tanto è vero che ti danno le foglie di menta da mettere sotto il naso!

Ma sempre parlando di odori, impossibile tralasciare quello del the alla menta: rigorosamente dolcissimo, si beve sia nel deserto intorno al fuoco la sera, sia in una piazza di città, sia “obbligatoriamente” se te lo offrono in un negozio di un suq.

E poi ci sono ovunque i colori delle mattonelle, della luce che spunta da un angolo buio dei vicoli delle medine, le kasbah meravigliose del deserto come Ait Benhaddou… mille mila colori, profumi, meraviglie da assaporare!!

Rubo ancora qualche riga per parlare della Capitale, Marrakech. Ci sono dovuta tornare per capirla ed apprezzarla e non ci è voluto poco: l’energia della città e la folla che popola le sue piazze mi hanno prima scioccato, poi piano piano presi confidenza e cominciai ad osservare come si svolge la vita tra banchetti di frutta, donne velate che ti dipingono con l’hennè, incantatori di serpenti, addestratori di scimmie, improbabili venditori di qualunque cosa vi possa venire in mente, stregoni con spezie e rimedi per ogni malanno.

La sera dopo il tramonto è, però, il momento più affascinante: quando si montano tavolini e si preparano le cucine a cielo aperto e tutto si trasforma in un mega ristorante. Se guardi da lontano, vedi una nuvola di fumo uscire dalle pentole di cous cous, tajine e piatti locali di ogni tipo. Il massimo è sorseggiare un the o un caffe in uno dei bar con terrazza e poi immergersi (con attenzione ai borseggiatori per cui la piazza è altrettanto conosciuta) tra la folla che si riunisce intorno ad artisti improvvisati: giocolieri, gente che cammina sui trampoli o tira le pietre a lattine di coca cola.

La Place Djema el Fnaa, in particolare, è uno spazio senza luogo e senza tempo, che contrasta oramai con la città nuova e tutte le sue modernità.

La Place Djema el Fnaa, in particolare, è uno spazio senza luogo e senza tempo, che contrasta oramai con la città nuova e tutte le sue modernità.

Sono tornata più volte negli anni, ho anche stretto amicizie con persone locali e quando non vado per molto tempo mi manca il Marocco: a volte penso intensamente e mi sembra di essere lì in mezzo al suono dei tamburi, la musica araba che risuona in lontananza con la catena dell’Atlante sullo sfondo, magari imbiancata dalla neve di Gennaio.

Prima di Marrakech, tutto era nero. Questa città mi ha insegnato cosa sono i colori e ho abbracciato la sua luce, i suoi sfacciati contrasti e le sue intense invenzioni
(cit. Yves Saint Laurent)

Titti

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